L’INTERVISTA
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Normalmente U19 e prima squadra sono sempre strettamente legate, quindi anche il lavoro è complementare. In questo anno pazzo e imprevedibile la prima squadra ha avuto una certa continuità e questo ha permesso di fare un lavoro più simile alle condizioni normali. In entrambe le categorie c’è uno staff con esigenze tecnico/tattiche molto precise. La gran parte del lavoro si focalizza su una serie di accorgimenti individuali dei portieri sfruttando il numero e la qualità degli esercizi integrati. Sostanzialmente è tutto rivolto quasi completamente verso il modello prestativo. Tutto questo rivolto per aumentare l’efficienza futura. Di base non sono un preparatore contrario al lavoro integrato, anzi.
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Nella domanda, purtroppo, c’è già metà della risposta. Non si gioca e per molto tempo anche gli esercizi integrati non sono stati possibili, quindi si lavora in modo molto sbilanciato sull’analitico partendo solo dal modello teorico (quindi tecnica). Il problema principale di queste categorie è che si può lavorare solo sull’analitico con portieri che sono molto più bravi della categoria in cui militano e senza esercizi situazionali con attaccanti e difendenti non si possono stimolare oltre un certo punto. Essendo un preparatore molto “metti la cera, togli la cera” lascio immaginare il resto.
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Rapporti umani vs conoscenze tecniche è un po’ come quando prendi la patente, i primi tempi ti senti un asso del volante e vorresti andare il più veloce possibile, poi con l’esperienza inizi a risparmiare benzina, andara con calma, scegliere bene il percorso. Quando ho iniziato a fare il preparatore puntavo tutto sulle conoscenze tecniche credendo che esistesse l’esercizio miracoloso e che tutto si potesse ridurre ad una mera questione tecnica. Poi, grazie ad errori e delusioni, ho imparato che i rapporti umani sono la parte principale del lavoro cercando di ascoltare il più possibile e di fare le domande giuste. Il discorso sul come e sul cosa fare invece sarebbe lunghissimo e senza una conclusione definita.
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Da questo punto di vista sono stato fortunato perché, anche se sono in una società nuova per me, collaboro con dirigenti, staff tecnico e portieri che in massima parte già conosco. In un anno come questo è un fattore non da poco. Per quanto riguarda la società vera è propria, per definirla in un modo più vicino al mio tipo di lavoro nella vita reale, sono in una sorta di start-up che vuole crescere e strutturarsi per competere ai massimi livelli puntando sulla qualità. Quindi ho avuto il piacere di conoscere il nostro presidente Andrea Cirillo e di poter dare continuità al percorso iniziato insieme a Davide Poleggi negli scorsi anni.
In conclusione è tutta colpa di David Calabria 🙂
“Grazie a voi, Crepi il lupo”
Ufficio stampa Eur Massimo